Continuità e discontinuità con la tradizione - Liuteria Narrata n.3
8 maggio 2025
A cura di: Umberto Cevoli – Marco Golfieri – Leonardo De Marchi
Probabilmente suona come una banalità ricordare che il cuore della produzione sonora, in una chitarra classica, stia nella tavola armonica. Il modo in cui ogni liutaio decide di gestire il rapporto tra capacità vibrazionale e tenuta della struttura ha una diretta influenza sul timbro del suono, sulla sua velocità di emissione e sulla sua durata nel tempo. Non solo: la lavorazione della tavola è strettamente correlata a tutte le altre caratteristiche costruttive della chitarra.
Nel costruire il nostro strumento in omaggio a Francisco Simplicio abbiamo compiuto una particolare presa di posizione, scegliendo, tra gli strumenti di questo autore che abbiamo potuto provare dal vivo, una chitarra particolare, la n. 288/1930, che rappresenta la parte finale del suo percorso creativo e di ricerca. Per capire meglio di cosa si tratti abbiamo deciso di tracciare un profilo sintetico, senza pretese di esaustività, su alcune caratteristiche della tavola armonica che Francisco Simplicio ha mutuato dal suo diretto maestro, Enrique Garcia, e dal padre della chitarra moderna, Antonio Torres.
Nei tre paragrafi destinati a Torres, Garcia e Simplicio abbiamo deciso di inserire alcune fotografie di strumenti costruiti dai due liutai parte del collettivo di Liuteria Narrata, di modo da offrire alcuni esempi
Antonio Torres: la raggiera e l’uso del tornavoz
L’aspetto più importante che contraddistingue le tavole armoniche degli strumenti di Antonio Torres è l’uso della cosiddetta incatenatura a raggiera. Non si tratta di un’invenzione del liutaio di Almeria, quanto piuttosto di una scelta di diversi autori che lo hanno preceduto cronologicamente – Joseph Benedid, Francisco Sanguino, i liutai della cosiddetta scuola di Cadíz, ma anche Louis Panormo – e dai quali lo stesso Torres ha preso le mosse, elaborando delle significative varianti di progetto.
Nelle tavole di Torres i raggi, ovvero i supporti lignei incollati sotto alla tavola per garantirne a un tempo tenuta strutturale e capacità vibrazionale, sono disposte a ventaglio, con tutti i prolungamenti teorici dei raggi che convergono sull’estremità superiore della chitarra.(1) Questo immaginario ventaglio, che di norma è composto da sette raggi (più raramente, nelle forme più piccole, cinque) viene generalmente chiuso da due raggi diagonali, posti sui due lobi inferiori della tavola. Nelle incatenature di Torres i raggi sono sempre simmetrici: uno è posto direttamente sulla linea di mezzeria, gli altri si dividono equamente tra i due lati. Se prolunghiamo teoricamente i raggi sino a farli incontrare nello stesso punto, vediamo che essi creano tra di loro angoli della medesima ampiezza.
È ormai entrato nel senso comune del dibattito sulla liuteria chitarristica il fatto che l’incatenatura simmetrica a sette raggi, con doppia chiusura, sia il marchio di fabbrica di Antonio Torres. Le incatenature scelte di questo autore hanno presentato di volta in volta alcune varianti, relative ad esempio alla presenza di una catena maestra – continua o aperta – al di sotto della buca, ma si può affermare con discreta sicurezza che la raggiera sia il grande elemento di continuità nell’intera produzione di Torres.
Torres si distinse non solo per aver rielaborato in maniera originale il sistema della raggiera, ma anche per aver integrato all’interno del proprio sistema costruttivo un altro elemento che, con ogni probabilità, non era di sua invenzione.(2) Stiamo parlando del tornavoz, un cono in bronzo inserito all’interno della cassa armonica, all’altezza della buca.
Il nome di questo oggetto lascerebbe intuire una funzione simile a quella di un rudimentale megafono: esso, in effetti, ha come primo scopo quello di fare rimbalzare il suono all’interno della cavità di risonanza, aumentandone il sostegno (3) e la proiezione.(4) L’inserimento del tornavoz all’interno della cassa di risonanza comporta un abbassamento della sua frequenza di Helmholtz,(5) con uno smorzamento delle frequenze più alte e il conseguente aumento, all’ascolto, della percezione di profondità.
Tale accessorio poteva essere completamente liscio oppure traforato nella sua parte finale e, dato che poggiava su appositi pilastrini incollati al fondo della chitarra, poteva assolvere a una funzione di diretto sostegno della tavola. In questo caso, la catena maestra posta sotto la buca poteva anche non essere presente.
Il tornavoz, va specificato, anche se fu usato più volte da Torres non fu parte di tutti i suoi strumenti. Egli lo impiegò soprattutto nella prima fase della sua carriera,(6) ovvero quella anteriore al 1875.(7) Ciò comunque non impedì ad altri costruttori coevi di adottare il medesimo accorgimento e, ovviamente, non ha impedito che alcuni originali di Torres dotati di tornavoz giungessero fino ai nostri giorni.
La ricerca di Enrique Garcia
L’anello di congiunzione tra la ricerca di Torres e quella di Francisco Simplicio è data da Enrique Garcia, capostipite della scuola di Barcellona. Garcia, originario di Madrid, ricevette la sua formazione come liutaio proprio nella capitale spagnola, e si spostò nel capoluogo catalano nel 1895.(8) Fu proprio a Barcellona che Garcia conobbe Francisco Tarrega (1852-1909), il più importante chitarrista dell’epoca.
Garcia ebbe modo di entrare direttamente in contatto con il lavoro di Torres restaurando la celeberrima chitarra del 1864, oggi nota con la dicitura FE 17, che fu la prima delle tre Torres possedute dallo stesso Tarrega. Il complesso lavoro di restauro dello strumento fu, per Garcia, l’occasione per studiare direttamente l’opera di un liutaio da lui fortemente ammirato.(9) La FE 17 recava, inoltre, proprio il tornavoz cui facevamo cenno nel paragrafo precedente ed è ragionevole pensare che sia stata di stimolo affinché Garcia lo adottasse correntemente in molti dei suoi strumenti.
Se Torres, come abbiamo visto, si distinse per l’uso di una incatenatura simmetrica, per lo più a sette raggi, Garcia gestì diversamente le proprie incatenature. Egli sviluppò infatti una incatenatura con più di sette raggi, attestandosi a otto, nove e addirittura a undici elementi.(10) Rimaneva la disposizione a ventaglio, ma i raggi erano disposti in maniera asimmetrica, con un numero maggiore di raggi sul lato dei cantini. Garcia mantenne, generalmente, i due raggi di chiusura nei lobi inferiori della tavola, e come Torres sperimentò la rimozione della catena maestra, demandando il ruolo di sostegno della tavola allo stesso tornavoz. Esso quindi poteva essere usato non solo per abbassare la frequenza di Helmholtz della cassa ma anche come un’anima, in maniera non eccessivamente dissimile a quanto avviene negli strumenti ad arco.
Una disamina completa del lavoro di Enrique Garcia esula scolastico dai compiti di questo blog e non ci soffermeremo, pertanto, sulle numerose varianti apposte da Garcia ai concetti progettuali di Torres. Ci limitiamo a far notare un importante elemento di discontinuità costruttiva con Torres, ovvero il passaggio a una incatenatura a ventaglio a più di sette raggi, e uno di continuità, ovvero l’uso – anche se discontinuo – del tornavoz. Tali elementi ritorneranno nel lavoro del successore diretto dell’attività Garcia, ovvero Francisco Simplicio.
L’evoluzione di Francisco Simplicio
I primi strumenti costruiti da Simplicio risentono in maniera evidente dell’influenza di Garcia, tanto nelle forme quanto nel gusto estetico generale e, soprattutto, nel progetto. Rispetto agli strumenti di Torres, più votati alla rapidità di emissione, le chitarre di Simplicio portano il marchio, come del resto quelle di Garcia, di una maggiore lentezza di emissione, ottenuta con spessori della tavola leggermente più alti e con una diversa gestione dell’elasticità della tavola stessa.
Se in una prima fase Simplicio si indirizzò sulla riproposizione del ventaglio asimmetrico concepito da Garcia, successivamente si indirizzò verso altre direttrici di ricerca. Non si trattò solamente di spingersi in direzioni più particolari, come lo sdoppiamento della buca ai lati della tastiera, ma di andare a rileggere in maniera originale proprio il concetto dell’incatenatura a sette raggi concepito da Torres.
Nella chitarra n. 288 del 1930, che sul piano funzionale e sonoro ha rappresentato il nostro principale punto di riferimento, Simplicio usa sette raggi disposti a ventaglio e, inoltre, fa anche uso delle chiusure poste simmetricamente sui lobi inferiori della tavola, a chiusura del ventaglio stesso. I raggi, però, presentano un’angolazione più stretta rispetto a quelle scelte da Torres; le chiusure, in questo modo, non arrivano a coincidere con il più esterno dei raggi, ma sporgono di alcuni centimetri.
Simplicio, inoltre, pur non usandolo in maniera estensiva scelse di impiegare il tornavoz in alcuni strumenti.(11) Non si limitò all’uso di lamine in lega metallica, ma sperimentò anche con essenze lignee quali mogano e palissandro brasiliano.(12) Ciò che più colpisce è però l’ingegnosa soluzione strutturale adottata da Simplicio per il posizionamento del tornavoz. Il liutaio di Barcellona elaborò un sistema per ancorare l’accessorio direttamente alla buca, evitando quindi di appoggiarlo sul fondo e privando quindi il tornavoz di qualsiasi funzione statica. In questo modo poteva essere nuovamente usata una catena maestra chiusa, ovvero aderente per l’intero senso della lunghezza alla tavola armonica.(13)
Incuriositi da questo tipo di sperimentazione, abbiamo deciso di predisporre la chitarra affinché possa ospitare un particolare tipo di tornavoz in ottone. Esso sarà ancorato alla buca grazie a una piccola flangia e sarà facilmente rimovibile. In questo modo riusciremo a testare sul campo, a parità di strumento e di incordatura, la differenza tra il funzionamento della chitarra con e senza tornavoz.
Il nostro strumento intende, quindi, omaggiare un particolare periodo dell’attività di Simplicio, nel quale egli ripensò in maniera critica ai lavori dei suoi predecessori, rileggendoli alla luce non solo delle mutate esigenze degli strumentisti ma anche di una consumata esperienza sul concreto piano della costruzione degli strumenti, affinata da lunghi anni di esperienza sul campo. Approfondiremo maggiormente questi aspetti nelle prossime settimane con un’intervista a Luigi Attademo, concertista ed esperto conoscitore della liuteria storica spagnola.
- Romanillos, José L., Antonio de Torres: guitar maker: his life and work, Bold Strummer, Westport 19973, tr. it. Antonio de Torres. Costruttore di chitarre – La vita e l’opera, Cremonabooks, Cremona 2017, pag. 116.
- Romanillos, José L., op. cit., pag. 174.
- Romanillos, José L., op. cit., pag. 173.
- Romanillos, José L., op. cit., pagg. 175-176.
- Romanillos, José L., op. cit., pag. 174.
- Romanillos, José L., op. cit., pag. 178.
- Nel 1875 Torres tornò alla liuteria dopo alcuni anni di fermo. Il periodo tra il 1875 e la fine della parabola costruttiva del liutaio di Almeria prende il nome di Segunda Epoca, dicitura che compare espressamente nelle etichette.
- Milanese, Diego, Piazza, Umberto, Francisco Simplicio luthier, Il Dialogo, Milano 2010, pag. 20.
- Milanese, Diego, Piazza, Umberto, op. cit., pag. 21.
- Milanese, Diego, Piazza, Umberto, op. cit., pag. 23.
- Milanese, Diego, Piazza, Umberto, op. cit., pagg. 261-267.
- Milanese, Diego, Piazza, Umberto, op. cit., pag. 122.
- Ibidem.

Figura 1: la tavola di una chitarra di Marco Golfieri ispirata molto da vicino alla Torres FE 17. Si notino i sette raggi simmetrici, senza catena maestra, rispetto alla linea di mezzeria e l’uso di un tornavoz in ottone.

Figura 2: la tavola di una chitarra di Umberto Cevoli ispirata molto da vicino alla incatenatura della Segunda Epoca di Torres. Si notino i sette raggi simmetrici e, in questo caso, la catena maestra presente e chiusa.

Figura 3: La tavola di uno strumento ispirato ad Enrique Garcia e costruito da Umberto Cevoli. Si noti il numero maggiore di raggi dal lato dei cantini.

Figura 4: Sulla Solera – il piano armonico e la struttura delle fasce della chitarra di Umberto Cevoli e Marco Golfieri che replica l’incatenatura della Francisco Simplicio 288/1930.
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